Raffaele Nastro
ARCHIVIO 1973
di Mario Pomilio


Pur dedicandosi in prevalenza agli studi Musicali fin dall'infanzia, Raffaele Nastro ha assecondato il suo amore per la pittura, con risultati subito promettenti e via via piu' sicuri.
E' nato cosi' il singolare caso di una doppia vocazione coltivata alla pari, con tutte le implicazioni, ma anche tutti gli sconcerti che possono derivarne: due richiami divergenti, due tipi d'applicazione artistica equalmente esigenti ed egualmente possessivi, due modi di esprimersi e perfino due fatiche di opposizione, se si considera che le stesse mani sono costrette a dedicarsi ora a duri e assidui esercizi al pianoforte ora al mestiere del disegnare e del dipingere.C'e' un quadro diNastro che raffigura, senza parere, una simile condizione: ispirato alla polacca in LA magg. di Chopin, ci mostra due coppie di mani l'una a specchio dell'altra forse tese l'una contro l'altra. Inconsapevolmente, quel quadro diventa un emblema.
E' ben comprensibile che in un simile stato dovesse prima o poi scoppiare una crisi piu' dolorosa di quelle che solitamente colpiscono un artista. E infatti dopo il successo iniziale Nastro ha pagato a se stesso lo scotto d'una lunga inattivita' attraversata da dubbi e perfino da momenti di disperazione, dal senso di girare a vuoto, dal timore di rischiare la propria esistenza su due piani non omogenei, dall'orrore di riuscire un dilettante, finche' in lui non si e' fatta luce la piu' semplice delle verita': che non solo le due attivita' nascevano in lui da un'unica radice, ma che addirittura il suo mondo pittorico poteva diventare l'altra faccia del suo mondo musicale.
Di qui il caso singolare di un pittore che si sforza di parteciparci il mondo dei suoni, o se si vuole d'un musicista che si sforza di esprimere per mezzo di segni e suoni il proprio modo di sentire e d'interpretare la musica. Ed e' un lavoro improbo, si capisce, e in pratica un proporsi una meta forse irraggiungibile. E tuttavia Raffaele Nastro riesce ad andare piuttosto avanti per la difficile strada. O meglio, quello che egli ci offre attraverso la sua pittura potrebbe essere benissimo definitoun mondo musicale, per lo meno un mondo permeato d'intima musicalita', se si tien conto della vibrante qualita' tonale di certi suoi risultati, e in tutto d'un lirismo che nello sforzo di forare la muraglia dell'ineffabile realizza un universo quasi visionario, che non potrebbe concepirsi senza presupporre non solo una lunga intimita' con la musica, ma il vibrare come di corde e d'estri musicali.
Una simile attitudine la si scopre soprattutto nei guaches, dove, lasciati liberi d'espandersi fuori da ogni esplicita sollecitazione illustrativa, i colori veramente esplodono in una indefinita vibratilita' tonale che quasi diventa un correlativo degli effetti misteriosi d'un momento musicale, laddove le tele si dispongono secondo un piu' vigile progetto, un piu' ordinato e modulato rapporto illustrativo e oggettuale con le partiture alle quali s'intitolano. Ne vengonoin questo caso invenzioni piu' pacate, ma sempre suggestive anche per l'uso che Nastro sa fare di note e pentagrammi, non certo adibiti a scopi didascalici, ma volti a formare una specie di reticolo visivo, di grate, di tessiture, di fantastiche geometrie.E' un effetto come di sdoppiamento, per il quale si e' guidati, se non certo alla lettura, alla memoria di una partitura, e alla scoperta di certe segrete possibilita' evocative che sono gia' nel segno in se', tanto che in un progetto ulteriore e globale vedrei benissimo un accompagnamento musicale dei quadri - o in 
altri termini mi piacerebbe poter verificare attraverso lo studio dei quadri di Nastro e la esecuzione contemporanea dei pezzi relativi i moventi e i risultati della sua pittura.
Ma non vorrei esagerare in questo giuoco delle rispondenze, e quasi a questo punto desidererei smentirmi e raccomandare, a chi voglia gustare le opere di Nastro, di affidarsi tutto all'occhio per convincersi in tal modo della intrinsichezza dei suoi risultati pittorici. E inoltre aggiungerei che se, senza alcun dubbio, il mondo dei suoni fa da antecedente al mondo pittorico di Nastro, questo poi si guadagna una sua autonoma validita', affidata esclusivamente all'invenzione coloristica, alla fantasiosita' dei dati segnici (e le prove grafiche, mosse ed estrose, stanno li' a confermarcelo), a un severo ed esclusivo impiego di autentici mezzi pittorici.


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